martedì 22 settembre 2009

GAL Terre del Nisseno ha superato la prima fase

Noi soci dell'Associazione Giorgio la Pira di Mussomeli, nonché partner del costituendo GAL, abbiamo appreso con vivo piacere che il "GAL Terre del Nisseno" ha superato la prima fase della selezione regionale delle zone Leader.
Il GAL (Gruppo di Azione Locale) avrà il compito di attuare, tramite il Piano di Sviluppo Locale, una strategia di rilancio socio-economico del territorio.
Forza del Gal sarà la capacità di finanziare progetti al livello locale e quindi vicini alle aspirazioni della popolazione. Il "metodo LEADER", a differenza di altri strumenti di sviluppo si caratterizza per essere un processo decisionale inclusivo dove i vari attori della Comunità decidono assieme: è quindi un processo bottom-up.

Si apre ora una fase nevralgica dove nel giro oramai di quaranta giorni il gruppo di progetto deve formulare un Piano delle attività da svolgere. Da tutta la letteratura sul metodo Leader (nota1) si evince che un piano di successo è un piano che "ascolta" la gente e che interpetra le necessità e le aspirazioni delle popolazioni dei territori interessati dal progetto.


L'Associazione Giorgio La Pira di Mussomeli conscia dei tempi ristretti auspica una pronta azione di animazione tra il gruppo di progetto, che fa capo alla Provincia e alla Camera di Commercio, e i soci del GAL.


nota 1:
Un’attività di diagnosi strategica orientata ad un sistema territoriale circoscritto non può prescindere, sia nella fase di analisi che in quella di decisione strategica, dalla raccolta e dal confronto di elementi conoscitivi detenuti esclusivamente dai diversi gruppi di attori locali che operano nell’ambito di quel sistema.
Questa constatazione, che rappresenta il “principio operativo” del bottom-up, è illustrata chiaramente nel metodo del Project Cycle Management (ITAD Ltd, Project Cycle Management Training Courses Handbook, European Commission: EUROPEAID Co-operation Office) che, messo a punto per migliorare la qualità dei progetti di cooperazione con i paesi in via di sviluppo, ha poi fortemente influenzato il sistema di procedure e raccomandazioni che riguarda tutta la programmazione dei fondi strutturali dell’UE:
“……… una pianificazione corretta deve identificare le reali esigenze dei beneficiari e ciò non può essere possibile senza un’analisi della situazione locale così come viene percepita dai diversi gruppi di attori interessati”.
Si tratta quindi di suscitare la condivisione di informazioni, percezioni, esigenze, visioni e, più in generale, conoscenze implicite ed esplicite per farle diventare “patrimonio di progetto”.
È necessario creare un senso di appartenenza al progetto tra gli attori che saranno mobilitati in fase di implementazione e, in questo, nulla è più efficace del dare evidenza di un uso convinto del bottom-up.
Questo processo, che nelle concezioni meno illuminate viene interpretato come un’attività propagandistica di “costruzione del consenso”, implica in realtà un’evoluta capacità di ascolto ed animazione per compiere il percorso che porta da un primo “allineamento delle visioni” ad una vera progettazione partecipativa delle strategie di intervento.

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